Vuoi conoscere tutto sul Design Thinking? Si tratta di un modello di pianificazione nato a partire dagli anni ‘60 per settori inerenti all’ambito architettonico. Tuttavia, negli ultimi anni questo approccio è stato adottato anche in altri settori come quello del digitale oppure del marketing. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta. 

Cos’è il Design Thinking?
Come detto, per Design Thinking si intende un approccio creativo per risolvere i problemi in modo pratico. Generalmente, prende in considerazione dei metodi utilizzati da parte dei progettisti ma viene applicato in qualsiasi ambito in cui si deve prendere una decisione strategica. 

Questo processo è incentrato sull’utente e mette al centro le persone in maniera tale da soddisfare i loro bisogni. 

I principi del Design Thinking
Quindi, il Design Thinking è un processo focalizzato sulla soddisfazione dell’utente ed è caratterizzato da principi da rispettare e da fasi da seguire.
Per quanto riguarda i principi, il Design Thinking è stato elaborato in prima battuta da Meinel e Leifer, dell’istituto di design della Stanford University. Il primo principio di questo approccio è la regola umana secondo cui tutte le attività di progettazione sono di natura sociale e devono prendere in considerazione la persona. 

Il secondo principio è da trovare nella regola dell’ambiguità. Secondo questa regola, infatti, ogni problema può essere interpretato in modi diversi e l’ambiguità non può essere completamente rimossa. Successivamente abbiamo la regola della riprogettazione secondo cui i bisogni umani rimangono invariati. Con il Design Thinking bisogna riprogettare solamente i mezzi attraverso cui questi bisogni vengono soddisfatti. 

Infine, c’è la regola della tangibilità secondo cui le idee devono diventare concrete in maniera tale da poterle comunicare in maniera più efficace e capire quali sono gli elementi oggetto di miglioramento. 

Le fasi del Design Thinking: quali sono?
Adesso che abbiamo capito quali sono i principi del Design Thinking, è importante approfondire anche il discorso delle fasi. La prima fase è l’empatia.
Si tratta di un primo passo molto importante che consente di capire la persona che si ha di fronte e comprendere quali sono i suoi bisogni, desideri e obiettivi. Pertanto, l’obiettivo è quello di coinvolgere queste persone analizzando le loro necessità e i comportamenti che hanno.
Successivamente bisogna definire il problema. Dopo aver raccolto le informazioni, bisogna capire quali sono gli ostacoli con cui le persone hanno a che fare e analizzarli per superarli. 

La terza fase è quella di ideare una soluzione in maniera tale che i problemi individuati nella seconda fase vengano superati. Questa fase è quella che più delle altre richiede l’utilizzo delle creatività e della capacità di ideazione. Pertanto, sarà necessario riunire più volte il team che lavora al progetto in maniera tale da mettere in campo quante più soluzioni possibili attraverso processi di brainstorming oppure mindmapping. Al termine di questa fase vengono scelte le soluzioni ritenute migliori.
La quarta fase prevede un momento di prototipazione. Sarà necessario trasformare le idee in dei prodotti concreti attraverso, appunto, un prototipo. Questa fase è particolarmente rilevante perché si possono mettere in evidenza gli eventuali problemi e confutare le soluzioni che sono state proposte.

Infine, arriva il momento dei test. Sebbene sia intesa come ultima fase del Design Thinking, non è la parte finale del processo. I risultati del test possono far tornare indietro per trovare altre soluzioni e altri prototipi da proporre. 

Vantaggi del Design Thinking
Come abbiamo potuto capire, il Design Thinking è un processo fluido, flessibile e non lineare.Tutte queste caratteristiche possono essere tradotte nei suoi vantaggi perché consente di capire al meglio le persone, progettare delle idee ed eventualmente cambiare approccio quando le soluzioni non sono le più idonee. 

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